Deficit di G6PH eritrocitario o “favismo”

Il favismo è una malattia genetica ereditaria causata dalla carenza dell’enzima glucosio-6-fosfato-deidrogenasi (G6PD), normalmente presente all’interno dei globuli rossi.

Come si manifesta?

La malattia si rende evidente con:

• crisi emolitica acuta (forma più frequente): cioè una distruzione rapida dei globuli rossi che si manifesta con pallore della cute e delle mucose, ittero (colorazione giallastra della cute), astenia (stanchezza intensa), malessere rapidamente ingravescente, dolore addominale o alla schiena, possibile febbre. Il lattante può diventare irrequieto o letargico con difficoltà ad alimentarsi. Le urine diventano generalmente ipercromiche (molto scure, color arancione intenso/“coca-cola”). Si accede al Pronto Soccorso ed è necessario generalmente il ricovero in ospedale. Si manifesta a distanza variabile (da 12 a 72 ore) dall’ingestione di fave o dall’assunzione di farmaci particolari o sostanze che inibiscono l’attività dell’enzima carente;

• ittero neonatale: la malattia può manifestarsi già alla nascita con un ittero precoce e/o protratto che necessita spesso di fototerapia (anche più giorni o più cicli), comunque transitorio che poi si risolve;

• emolisi cronica (forma molto rara): cioè una distruzione dei globuli rossi cronica anche in benessere che porta a splenomegalia (milza ingrossata) e possibile sviluppo negli anni di calcoli della colecisti (colelitiasi).

Da cosa è scatenata la crisi favica?

Le sostanze capaci di indurre una emolisi acuta cioè la distruzione dei globuli rossi sono:

• Alimenti: l’ingestione di FAVE causa generalmente a distanza variabile tra le 12 e le 72 ore lo sviluppo dei sintomi. Tutti i restanti legumi al di fuori delle fave (piselli, fagioli, fagiolini, ceci o soia), possono essere assunti. La precedente assunzione di fave senza sviluppo di problemi non significa assenza di patologia, poiché spesso la crisi correla con il tipo e la quantità di fave assunte. La crisi non viene indotta dal contatto o dall’inalazioni di pollini di fave, poiché le sostanze che inducono la distruzione dei globuli rossi non sono volatili. La crisi può insorgere anche in lattanti affetti, allattati al seno, se la madre assume fave. 

• Farmaci: vi sono farmaci da evitarsi; farmaci in passato ritenuti causati, oggi possono essere assunti al dosaggio terapeutico corretto. Nella tabella 1 sono riportati alcuni farmaci di uso comune che si possono assumere a dosi terapeutiche e alcuni dei farmaci che non si possono assumere.

Per l’elenco dettagliato con denominazioni farmaceutiche si raccomanda di consultare:

http://www.iss.it/binary/publ/cont/0947web.pdf.

CLASSE DI FARMACI

FARMACI

DA EVITARE

FARMACI che, a DOSI TERAPEUTICHE, possono essere ASSUNTI

Antimalarici

        Primachina

        Chinina

 

Antipiretici-analgesici

        Acido acetilsalicilico

        Fenazopiridina

        Paracetamolo

Antibiotici

        Cotrimoxazolo

        Ciprofloxacina

        Ofloxacina

        Levofloxacina

        Nitrofurantoina

        Furazolidone

        Acido nalidixico

        Dapsone

        Cloramfenicolo

        Amoxicillina

        Amoxicillina + ac. Clavulanico

        Ampicillina

        Cefalosporine

        Macrolidi

        Ureidopenicilline

        Aminoglicoside

        Aminopeptidi

Sulfamidici

        Sulfanilamide

        Sulfapiridina

        Sulfametoxazolo

        Sulfacetamide

 

Altri

        Rasburicase

        Blu di Metilene

        Niridazolo

        Doxorubicina

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sostanze chimiche: naftalina, tinture all’henné e trinitrotoluene.
• Infezioni protratte e/o sostenute da germi invasivi (polmonite, epatite, infezioni virali respiratorie o gastrointestinali) possono, molto raramente, scatenare una crisi emolitica acuta; può pertanto, in corso di febbre, rendersi necessaria una valutazione clinica da parte del Medico Curante che eventualmente indirizzerà in ospedale.

Come si trasmette?

La malattia si trasmette ereditariamente con il cromosoma X legato al sesso e questo comporta che i maschi (i cui cromosomi sessuali sono XY) siano affetti, mentre le femmine (i cui cromosomi sessuali sono XX, hanno un X sano che produce l’enzima) siano generalmente portatrici asintomatiche o pauci-sintomatiche. Tuttavia non è escluso che, anche soggetti di sesso femminile, possano manifestare la patologia con crisi emolitiche acute come gli affetti. In tal caso le manifestazioni cliniche sono variabili.
In caso di identificazione di un soggetto con favismo è indicato eseguire accertamenti all’interno della famiglia per identificare altri individui affetti (figli, fratelli, zii materni e loro figli) o portatrici (madre, sorelle). Una femmina può aver ereditato lo stato di portatore sia dalla madre, portatrice sana della malattia, sia dal padre, affetto da difetto dell’enzima.

X: cromosoma normale – (X): cromosoma con mutazione

Come si diagnostica?

La malattia si diagnostica con il dosaggio dell’enzima G6PD sui globuli rossi: tale test individua anche i portatori (con valori spesso poco al di sotto della normalità); l’esame se positivo risulta diagnostico e non necessita di essere riconfermato (salvo diversa indicazione clinica). 
Qualora il test risultasse invece nella norma, a fronte di un forte sospetto di malattia, è indicato ripetere il dosaggio a distanza (soprattutto qualora l’esame sia stato eseguito in acuto durante la crisi favica). Accertamenti ematochimici (controllo del valore di emoglobina, bilirubina etc.) sono da eseguirsi solo su indicazione medica sulla base della sintomatologia presentata (e non da controllarsi periodicamente) così come non sono indicati accertamenti strumentali (es. ecografia dell’addome). 
 

Come si cura?

Il trattamento della crisi emolitica acuta, avviene generalmente in ambiente ospedaliero per le condizioni cliniche compromesse del bambino ed è volto ad una attenta sorveglianza delle condizioni generali, dei parametri clinici ed ematochimici. 
Possono rendersi necessarie in acuto trasfusioni di emoderivati. 
Una terapia con ferro e/o acido folico potrebbe essere utile nelle settimane successive alla crisi favica per il supporto dell’anemia.
 

Come si vive con il favismo?

Generalmente il soggetto con deficit di G6PDH che si attenga alle indicazioni fornite (e ne renda partecipe il proprio Medico Curante e qualunque Medico in caso di necessità), conduce una vita del tutto normale e non necessita alcun tipo di trattamento. Una volta posta la diagnosi, viene riaffidato al proprio Medico Curante e non necessita del Centro Specialistico.
 
In passato a questo difetto enzimatico corrispondeva una esenzione ticket per Malattia Rara, ora non più riconosciuta.