I NOSTRI MEDICI | 4 Marzo 2020

Giovanna “LÌ DOVE PIOVONO MANGHI”

Il trapianto di Lorenzo, i medici e i colleghi dell’ospedale di Asunción, il calore delle famiglie e della gente. Vi racconto il mio mese in Paraguay.

Aeroporto di Milano Malpensa, io e una valigia piena di pantaloncini e magliette siamo pronte a viaggiare. Direzione: Asunción, Paraguay. Ripenso a quando la dott.ssa Marta Verna ci propose questo progetto di Global Medicine, mille domande riempivano la mia mente: saprò essere all’altezza? Come verrò accolta? Come sarà vivere e lavorare per un mese intero in una realtà completamente diversa dalla mia?

La voglia di mettersi in gioco però era tanta, perciò non ho esitato ad accettare la proposta. E così eccomi qui, un po’ scombussolata dopo un’intera nottata di viaggio, poggio i miei piedi per la prima volta in territorio paraguayano e vengo travolta da un’onda di calore e colori. Hever, l’autista, accoglie me e il Dott. Rovelli fuori dall’aeroporto con un gran sorriso e il Tererè in mano (bevanda imprescindibile per qualsiasi paraguayano che si rispetti); in macchina non si parla d’altro che della partita di calcio che tutti attendono con ansia: Flamengo vs Olimpia.

Il tragitto verso quella che sarà “la mia casa” è costernato da manghi che in questa stagione cadono dagli alberi e invadono le coloratissime strade di Asunción. Ad accogliermi sulla porta c’è Norma, la padrona di casa, un “uragano” di positività e di energia. Dalla cucina arriva profumo di asado, che Blanca, la ragazza che lavora per Norma, ha preparato per il nostro arrivo; così ci mettiamo a tavola e tutti insieme cominciamo a mangiare come se fossimo una grande famiglia. Giusto tempo di rilassarsi un po’, ma l’indomani è già ora di mettersi al lavoro.

È il primo giorno in ospedale e la cosa mi rende molto emozionata. Fortunatamente con me c’è il Dott. Rovelli, che ormai in Paraguay è di casa, che mi guida e mi presenta all’intera equipe medico-infermieristica: alla Dott.ssa Jabibi, primaria di oncoematologia, alla Dott.ssa Talavera e alla caposala Ana.

Mi accorgo subito che c’è molto da fare e il tutto è reso più difficile, oltre che dalla barriera culturale, anche da quella linguistica: il loro spagnolo, mischiato a parole in guaranì (la lingua locale, per noi totalmente incomprensibile) è difficile da interpretare. Giorno dopo giorno, però, scavando nella storia del loro popolo imparo a comprendere il perché di tante peculiarità culturali, le differenze così si assottigliano e pure il mio spagnolo migliora!

Arriva il fatidico giorno che tutti nel reparto di Onco-ematologia aspettano: il trapianto di midollo osseo di Lorenzo, ragazzo di 12 anni affetto da anemia aplastica severa. Lorenzo è timido e introverso, le parole che regala sono sempre poche, ma per quanto riguarda i sorrisi non si risparmia mai. Vive nella parte interna del Paraguay con la mamma, il papà e la sorella (la donatrice di midollo osseo), sono una famiglia molto modesta e semplice.

Al termine della giornata, dove tutto va per il verso giusto, incontriamo fuori dalla porta del reparto il papà di Lorenzo, con gli occhi lucidi si avvicina a noi, nel suo spagnolo misto a guaranì dice che non sa come ringraziare tutti noi, ci dice che non ha soldi né regali da poterci dare, tutto ciò che può offrirci sono le sue preghiere. Quel pomeriggio torno a casa con la consapevolezza che sarà questa frase a segnare la mia esperienza in Paraguay e che porterò con me al mio ritorno in Italia.

Un mese dopo, aeroporto di Asunción, sempre una valigia piena di pantaloncini e in più una coloratissima amaca come souvenir, sempre me ma un po’ cambiata. Direzione: Milano Malpensa. Si torna al lavoro e alla solita routine, ma il viaggio non finisce qui. L’esperienza interculturale continua anche in Italia: stavolta abbiamo ospitato noi al Centro Maria Letizia Verga, nel nostro reparto Centro Trapianti Midollo Osseo Silvia, un’infermiera proveniente dal Guatemala, dove potrebbe nascere una nuova collaborazione di Global Medicine. Saremo ancora pronte a partire? Claro que si!