WINNERS CUP – La gioia di vincere insieme
A vederli a pochi giorni dal trionfo sono ancora lì, sorridenti, con la soddisfazione dipinta sul volto. Qualcosa che resterà sempre dentro di loro, anche mesi, anni dopo. La gioia di esserci, tutti insieme, a condividere una vittoria che ha ben più del sapore di un torneo di calcio: il terzo posto alla Winners Cup vale tanta tanta felicità. Non è solo perché si sale sul podio. Perché questo è un torneo speciale: una manifestazione evento, ben più di una gara di calcio, che riunisce gli adolescenti e i giovani che hanno attraversato il tunnel di un tumore (o lo stanno ancora facendo), con il dolore dentro e fuori il corpo, una cosa che può capire fino in fondo solo chi ci è passato o chi ti è stato accanto in quel cammino. Fino alla luce, che è tornare alla vita, come quella che ti permette di correre dietro a un pallone su un prato con i tuoi amici.
Due giorni vissuti intensamente, tra incontri, partite e momenti di festa, tutti insieme, l’11 e 12 maggio 2018: ragazzi e ragazze, medici e persone che vivono nelle diverse realtà oncologiche pediatriche, calciatori amatissimi da tutti, tifosi e non, come il grande Javier Zanetti. Una manifestazione organizzata da SIAMO (all’Istituto dei Tumori), con FIAGOP e CSI, assieme all’Inter, che, tra l’altro, ha messo a disposizione le proprie strutture del Suning Center di Milano, “Centro Giacinto Facchetti”. Insomma un grande momento di condivisione, amicizia e sport, un’esperienza di pura gioia anche per i nostri giovani della squadra del Centro Maria Letizia Verga, fieramente allenata da Daniele: “L’emozione grandissima per me è vedere tutti questi ragazzi, che, dopo quello che hanno passato, si riprendono la vita, la possibilità di confrontarsi con altri che hanno vissuto le loro stesse esperienze, giocare per stare insieme”. “
Già, godersi la vita. Come fanno loro. Non c’è niente di più bello che vederli lì a raccontarsi, accoccolati sugli sgabelli del Centro, in un pomeriggio, uno dei tanti in cui ormai il DH si è svuotato e i bimbi se ne sono già andati a casa. Sono un po’ timidi, all’inizio, i ragazzi: si vede che hanno vissuto un’esperienza fortissima, ma non è mai facile raccontarsi. Eppure abbiamo bisogno che ci portino dentro la meravigliosa avventura che hanno vissuto, perché vogliamo assaporarla con loro. Ma come si fa a raccontare la magia?
Ci pensa Ivan a rompere il ghiaccio, con il suo casco di capelli ricci, un po’ ritroso, accenna un sorriso, un bel sorriso: “L’emozione è sentire l’energia di tante persone che hanno passato le stesse difficoltà tue, che ancora magari le devono affrontare, ma che ce la fanno a giocare o a tifare”. Già perché essere tutti lì in campo, a correre uno accanto all’altro, è una vera emozione. Sentire il tifo, amici che ti gridano di non mollare e che ce la puoi fare. “Non è una questione di vincere a tutti i costi” mi spiega Brian, con una bella abbronzatura che si è fatto in campo: “La tensione agonistica, vincere non sono la cosa più importante. Conta che qui in campo si scende e si gioca per tutti, anche per chi non c’è più o per chi è in terapia”.
Chi non c’è più c’è sempre, in ogni gesto di questi ragazzi: è parte del tutto. E poi c’è chi non sta ancora abbastanza bene: già perché giocare alla Winners Cup è anche uno stimolo per chi ora in campo non ci può stare, per via delle cure: “Un incoraggiamento a guarire e giocare l’anno prossimo, con noi”.
Stare insieme è la cosa più importante. Non a caso, il venerdì sera tutti i ragazzi iscritti al torneo lo hanno passato in compagnia: le 16 squadre, provenienti dalle varie parti d’Italia (una persino da Parigi), si sono incontrate e hanno fatto festa. Un’occasione unica per ritrovare un sacco di amici, anche quelli che non si vede da tanto tempo.
“Quest’anno c’è stato un nuovo meccanismo di gioco” – mi raccontano – “L’idea di gemellare ogni squadra con un’altra, per rendere ancora più stretta la relazione tra i team; e noi siamo stati gemellati proprio con i nostri amici di Roma”.
Chi ama il calcio non può che apprezzare questo spirito. E non è l’unica differenza con la versione “ufficiale” del gioco: perché alla Winners Cup, per regolamento, devono scendere in campo anche due ragazze. Ci insegnano fin da piccoli che maschi e femmine non possono correre insieme dietro a un pallone, ma chi l’ha detto? Nella squadra del Centro, Jessica e Aurora lo hanno fatto e alla grande: Jessica capitano del team, Aurora super-bomber, ha segnato addirittura due gol. Per la precisione, non due gol qualsiasi: perché sono stati quelli che hanno fatto vincere la squadra 2-1, facendole guadagnare il terzo posto.
Aurora è una ragazza un po’ timida e bella bella, con una dolcezza che ti arriva dritto al cuore. “Quando ho segnato il mio primo vero gol è stata la felicità” – lo dice con gli occhi che luccicano, sembra che quasi non ci creda ancora – “Appena ho segnato sono corsa ad abbracciare Spinelli e in quel momento lui non era più un dottore ma solo il mio mister, è stato bellissimo”, ammette tutta felice. Sì, perché il regolamento della Winners prevede che in campo scenda anche un atleta dello staff medico. Ma essere il medico di questi ragazzi è qualcosa che va ben oltre il camice; lo sa bene Marco Spinelli: anche per lui il momento più emozionante è stato proprio quell’abbraccio forte e liberatorio con Aurora, la gioia di vincere dopo avere combattuto tanto insieme: “Condividere con loro dei momenti fuori dall’ospedale è qualcosa di fantastico. È un darsi del tu, passare attimi di vita normale come questi”; sorride e spiega che il bello dei progetti con gli adolescenti è proprio quel “fare qualcosa fuori di qui: può essere stringersi insieme su un gommone per fare rafting, un cinema o una pizza. O una fantastica partita di pallone”.
L’emozione di essere ragazzi della Winners’ è tutta nelle parole di Ivan: “Siamo tutti vincitori. È già una vittoria essere lì a giocare, insieme”. Per la prossima edizione chi vorrebbero in squadra? Non ci sono dubbi: “Aspettiamo Isi”.
JESSICA, IL CAPITANO – “LA MALATTIA MI HA DATO PIÙ DI QUELLO CHE MI HA TOLTO”
Non lasciatevi ingannare dall’aria da ragazzina, perché Jessica è una stupenda giovane donna: ricci e lentiggini, il sorriso e uno sguardo puro, di chi però ha in mano il timone della propria vita. Una leggera pacca sulla spalla: “Tu sei il capitano” le hanno detto venerdì sera, prima di cominciare il torneo; e spiega: “Ero contenta, è un onore, significa tanto per me, ma mi sentivo un po’ spiazzata”. Per lei è stata la prima esperienza alla Winners Cup: “L’anno scorso non avevo potuto giocare: solo alcuni mesi prima avevo fatto il trapianto, così dovevo aspettare”. Eppure quest’anno Jessica si è ripresa tutte le soddisfazioni che si merita: mentre mi mostra fiera la fascia da capitano con la firma del leader nerazzurro Icardi, ride spiegando che ha avuto lei l’onore di scegliere il campo. “Ho giocato solo pochi minuti, eppure è stato tutto incredibile. Perché partecipare a questo torneo significa poter contare su qualcuno che ti può capire”. Però, ancora oggi, non sa spiegarsi perché abbiano scelto lei come capitano: “Credo perché sono la più vecchia”, ride e sembra pensarlo davvero. Non le dico nulla ma sono sicura di non sbagliarmi: no Jessica, basta conoscerti per capire perché.