I NOSTRI MEDICI | 20 Ottobre 2014

Progetto SIAMO per sensibilizzare sul tumore negli adolescenti

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Non c’è un perché. Questa frase a chi ci è già passato suona come qualcosa di familiare e proprio “Non c’è un perché” è stato scelto come titolo della campagna di comunicazione sui tumori che colpiscono l’adolescenza.

Non ci si aspetta che accada a quell’età. E allora il primo cruccio dei genitori sembra essere quello di capire di chi è “la colpa”: la genetica? L’ereditarietà?

Il claim è azzeccatissimo: non serve pensare e ripensare, il perché non lo si trova. Meglio concentrarsi sulla consapevolezza che anche a quell’età può accadere e fare prevenzione per prendere la malattia in tempo.

Esiste da qualche mese e per la prima volta in Italia una società medico scientifica per lo studio e la cura dei tumori dell’età adolescenziale. Si chiama SIAMO, l’acronimo di Società Italiana Adolescenti con Malattie Onco-ematologiche. SIAMO è un movimento culturale che si vuole occupare delle peculiarità e dei bisogni degli adolescenti malati e affrontare in modo coordinato il fatto che i pazienti adolescenti abbiano minori possibilità di accedere ai centri di eccellenza e ai protocolli clinici, con il risultato di avere globalmente minori probabilità di guarire dei bambini, a parità di condizione clinica. SIAMO è formata da medici (oncologi pediatri e oncologi medici dell’adulto, radioterapisti, chirurghi), infermieri, psicologi, assistenti sociali, pazienti, familiari, amici, testimonial, ed è promossa da FIAGOP (Federazione Italiana Associazioni Genitori Oncoematologia Pediatrica di cui il Comitato Maria Letizia Verga fa parte ), AIEOP (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica), AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e SIE (Società Italiana di Ematologia).

“Ogni anno” – spiega la SIAMO – “in Italia si ammalano di tumore circa 800 adolescenti (15 – 19 anni) e tra 1000 e 2000 giovani adulti, secondo il limite superiore di età che si vuole prendere in considerazione. I pazienti adolescenti arrivano alla diagnosi e quindi alle cure con un ritardo diagnostico significativo rispetto ai bambini. I motivi sono legati alla scarsa informazione dei ragazzi e delle famiglie, alla paura di affrontare il sospetto di malattia, al ritardo nell’invio allo specialista oncologo da parte del medico che visita il paziente, alla mancanza di una rete efficace sul territorio nazionale. Il ritardo diagnostico può avere come conseguenze la progressione della malattia da una forma localizzata a una più avanzata o metastatica e un significativo impatto sulle probabilità di guarigione. È fondamentale quindi porre la massima attenzione da parte di famiglie, medici e degli stessi ragazzi alla necessità di una diagnosi precoce. È inoltre fondamentale considerare gli aspetti psicologici nell’approccio alla malattia, ovvero il fatto che gli adolescenti si trovano ad affrontare la diagnosi e le cure in un momento particolarmente delicato della vita, della crescita e della costruzione della propria identità.”

L’iniziativa si è avvalsa di uno spot a cui ha partecipato il rapper milanese Jake La Furia, facente parte del trio Club Dogo.