COSì CI AIUTANO | 26 Giugno 2014

La solidarietà non ha padroni

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Quante volte vi sarà stato proposto di partecipare a raccolte fondi indirizzate ad associazioni più o meno conosciute. Bollettini postali da compilare, oggetti e cose da acquistare. E in talune circostanze, poche per fortuna, fantomatiche associazioni che si fregiano dell’indicazione ONLUS per richiedere donazioni in sostegno dei più svariati progetti, ma sempre e comunque aventi come riferimento i bambini!!

Tutte le volte ci si chiede: ma sarà vero che la donazione andrà a buon fine? non sarà come la cronaca racconta che dove ci sono soldi…

La mia storia inizia un autunno di ormai sette anni fa. La scuola era cominciata da diversi mesi. Un giorno mia figlia, tornando a casa, mi raccontò che lei e i suoi compagni non erano ancora riusciti a conoscere un loro amichetto. Le maestre avevano raccontato a tutti che era ammalato, ma che presto li avrebbe raggiunti in classe; si trattava solo di pazientare.

Per non farlo sentire solo, e restare indietro nelle lezioni, sarebbe stato opportuno che ciascuno avesse preparato per lui alcuni compiti: le tabelline, i disegni, le lettere dell’alfabeto. Avrete capito che si trattava di bimbi della scuola elementare! La cosa che più mi colpisce a distanza di tempo è che furono “maestre” le loro insegnanti, scusate il gioco di parole, nel fare sembrare normale qualcosa che di normale non aveva niente.

Dopo i compiti si passò alle registrazioni delle voci dei compagni in classe, raccolte per far conoscere all’atteso “compagno ammalato” chi stava pensando a lui, fargli sentire tutto l’affetto possibile. L’anno scolastico si concluse ma nessuna “buona nuova” giunse a proposito del nuovo amichetto. Il team scolastico aveva lavorato bene, ma ancora niente.

Trascorsa l’estate si ritornò nuovamente sui banchi di scuola, dove i bambini furono accolti dalla bella notizia: lui era arrivato! Alessio, il nome del nostro piccolo amico, aveva lottato un anno intero o forse più (non sappiamo di preciso quando si fosse ammalato) e adesso avrebbe cercato di condurre una vita normale nella sua classe. Gli insegnanti e i genitori decisero che era venuto il momento di raccontare a tutti i bambini che nel mondo esistono malattie molto gravi, talvolta mortali; il cancro è una di queste.

Ma esistono molte cure, e i tanti scienziati, ricercatori, dottori, infermieri e volontari offrono il loro massimo impegno perché da queste malattie si possa guarire sempre più facilmente. Alessio adesso è un adolescente, un bel ragazzino con folta chioma bionda pronto a vivere la sua vita nel migliore dei modi. Ma siccome la vita ci riserva sempre “sorprese”, nell’estate di qualche anno fa, anche il piccolo Fabio, figlio di carissimi amici, ha dovuto conoscere questa malattia. Stessa età iniziale di Alessio. Stessa diagnosi, stesso calvario. Mamma e papà sono due persone, che posso definire, con stima e ammirazione, grandissimi! Hanno cercato di reagire al problema al meglio. Mi tenevo in contatto con loro cercando di essere quanto più possibile presente, e al tempo stesso risultare discreto, per non accentuare ancor di più la situazione.

Se una persona non si può definire mai pronta a sostenere un qualsiasi esame, da quello a scuola a quello per la patente, figuriamoci questo tipo di terribile prova!

E Fabio? È adorabile ed è una roccia, come giustamente l’ha soprannominato il mitico padre, Massimo. È diventato il mio cucciolo adottivo, anche se a dir la verità lo era anche prima di questa brutta circostanza. Un grande affetto lega le nostre famiglie fin da quando il fratello di Fabio e mia figlia andavano all’asilo insieme.

Penso ogni tanto quali momenti difficilissimi ha dovuto passare, sempre sostenuto e protetto dai suoi cari. Vedersi privare dei momenti più belli nei quali poter giocare con i propri amici, perché le difese del corpo sono pressoché annullate, o poter correre a perdifiato su un verde prato, perché le forze sono al minimo. Ogni pensiero è superfluo dinanzi a questo racconto.

Ma ecco che un giorno arriva la bellissima notizia: le cure hanno fatto effetto! Com’è stato prima per Alessio, dopo il buio, l’alba di un nuovo altro splendido giorno!

Suona la campanella a scuola: oggi Alessio e Fabio varcano normalmente l’ingresso dello loro rispettive classi. Una giornata normale finalmente, come ci diciamo con Patrizia, la mamma coraggio di Fabio. Quando stai male, è la normalità che ti manca più di tutto. E quando stai bene, spesso dimentichi quanto questa situazione sia importante per la serenità di un individuo.

Nel periodo della malattia i due piccoli amici sono stati amorevolmente curati ed aiutati da “angeli”. Credete negli angeli? Esistono veramente? Beh, non so se la “figura” mistica vestita di bianco e con due ali sulla schiena raffigurata in un dipinto del XIV secolo, o sulla volta della Cappella Sistina in San Pietro sia la loro fedele riproduzione.

L’“angelo” del XXI secolo si veste di bianco, ma può indossare anche indumenti colorati; non ha ali, ma riesce lo stesso a farti volare soprattutto con la fantasia e l’affetto. Alessio e Fabio hanno conosciuto questi angeli presso l’ospedale San Gerardo di Monza, Reparto di Oncologia Pediatrica. Maria Letizia Verga (MLV) è con precisione il nome dell’associazione che si prende cura di questi pazienti; nella loro missione non c’è solo la cura diretta al malato, ma anche l’assistenza necessaria alle famiglie, per superare quei momenti estremamente critici.

Sono persone speciali: sono in tanti e magari qualcuno si chiama proprio Angelo! Presenti, discreti, i professionisti e i volontari sono un’équipe estremamente affiatata. Capaci di accoglierti con un sorriso anche se sorridere non sempre è la circostanza.

Ecco come sono diventato volontario! Assieme a un’amica, Barbara, altra mamma di un compagno di classe di mia figlia, abbiamo iniziato a promuovere la raccolta fondi per MLV, prendendo letteralmente per la “gola” le persone!! Cosa avete capito!? Con il cioccolato a forma di zucca di Halloween, presepe di Natale, uova di Pasqua. Abbiamo iniziato il nostro cammino con la vendita di poche decine di pezzi, siamo passati anno dopo anno ad aumentare sempre di più l’ordine. Soprattutto a Pasqua riusciamo a realizzare al meglio la nostra opera. È il periodo dell’anno in cui ci si concede favorevolmente alle tentazioni del cioccolato.

Ricordo quando arrivò un furgoncino per la consegna del primo cospicuo ordine, le scatole allora riempirono la sala in maniera significativa. Per trasportarle caricavo la macchina lasciando solo lo spazio necessario al conducente; sceglievo orari particolari al mattino e alla sera per andare a consegnarle senza incorrere in eventuali sanzioni. Ma era una soddisfazione immensa arrivare a fine giornata avendo consegnato tutto il carico e avendo raccolto cifre importanti. I giorni successivi si replicava. Oramai anche la mia famiglia era tutta coinvolta nella mission!

Quest’anno però è successo qualcosa di eccezionale. Inviata l’informativa ad amici, colleghi e parenti, la richiesta è stata enorme!! Il passaparola dell’iniziativa ha contagiato tantissime persone: “sei tu quello delle uova di Pasqua per i bambini dell’Ospedale di Monza?”; perfino sul posto di lavoro mi fermavano persone che non ricordavo di aver mai visto e conosciuto; gli amici avevano contattato altri amici; “te ne avanzano tre fondenti e uno al latte?”, mi sentivo dire al telefono alle 21.30. Ho perfino coinvolto il parroco della mia parrocchia, che ci ha concesso di allestire un banco raccolta dinanzi alla chiesa San Martino di Bollate una domenica. E perfino all’oratorio dove, con lo staff di cui faccio parte come animatore, abbiamo dato vita alla raccolta per le “Uova della speranza 2014” nell’ambito del laboratorio di cucina per piccoli cuochi “Carlotta Pagnotta”. Con il mio amico Rodolfo abbiamo voluto così immortalare con delle foto alcuni momenti significativi, che ci vedono con alcuni piccoli amici Gabriele, Alice, Leo, Ilaria, dinanzi alla Chiesa. Stavolta non sono bastati sala e cantina per contenere le 633 uova ordinate e vendute: pure il box!! Sono dovuto perfino ricorrere all’aiuto di un altro volontario “senior”, il sig. Ferrari di Cogliate, per un ulteriore ultimo rifornimento!!

Che dire: bellissimi momenti, carichi di significati. La stanchezza fisica e mentale mi ha pervaso per tutto il tempo dell’iniziativa, ma è stata talmente immensa la soddisfazione del risultato raggiunto, così grande l’orgoglio che provo nello scrivere questo racconto, che chiuderò usando la frase di una famosa pubblicità, ma non prima di aver ringraziato chi fattivamente mi ha dato una mano, citerò solo qualche nome perché sono veramente tanti: i miei colleghi Angelo, Barbara, Piergiovanni, Serafina, Carmela, gli amici Daniela, Anna, Alessandra, Maurizio, Monia, Cristina, la mitica mamma Patrizia, lo staff della Chiesa San Martino di Bollate, don Maurizio, don Luca, Elisabetta, Dario, Barbara, Gianluigi e, non ultimi, i miei piccoli grandissimi collaboratori Gabriele, Alice, Leo ed Ilaria.

“… Riuscire ad aiutare il prossimo non ha prezzo, … per tutto il resto c’è…!”

Saverio Vitali & Friends