Alla scoperta degli Instabili…Oscar

Oscar, papà di Federico. “Recitare nel musical del Comitato, un’emozione dopo l’altra”

Ricordo di essere stato “scritturato” dalla Fede, che conoscevo benissimo, è da una certa Rosanna….sapevo fosse una mamma del centro, amica di Gloria, mia moglie, ma nulla di più. Sono stato fermato nel salottino del Day Hospital e messo al corrente di una probabile iniziativa: la realizzazione di un musical con l’intento di raccogliere fondi a favore del comitato. Non chiesi molte spiegazioni e dissi subito di SI. D’altra parte sono una persona che si butta in qualsiasi esperienza nuova, con poca vergogna e buon spirito di compagnia. Oltre ad aver avuto un senso di “gratitudine” per il fatto di essere stato scelto tra tanti e poi mi sono detto: “ ma sii, cosa sarà mai, faccio sempre parte dello staff nei villaggi quando vado al mare….vuoi che non possa farlo per una causa molto più importante?!?!?!?”
Non sapevo e non ho saputo chi sarebbero stati gli altri “scritturati” fino alla sera del primo incontro. Non ne conoscevo molti. Oltre alle ragazze dell’ufficio del comitato, Raffaella, Martina e Federica, conoscevo Daniele dell’accettazione, Stefy, infermiera del DH e la dottoressa Fabiola Dell’acqua, che ha seguito Federico all’esordio della malattia.
Degli altri nessuno…se non di vista.
Instaurare immediatamente un ottimo rapporto con tutti è stato semplice…primo su tutti, ma perché schietto e soprattutto matto come me (….anche un po’ di più) con Alessandro e con il passare del tempo anche con tutto il resto del gruppo, rivelatosi abbastanza “matto”.
Trovare dei “BEST MOMENTS” passati in questa esperienza mi è veramente impossibile. Impossibile perché è stato un susseguirsi di emozioni sempre crescente; dai primi passi,ai primi miglioramenti, ai primi contrasti, ai nuovi arrivi nel cast, come Martina, Claudio, Agostino, subentrati in corsa. Poi ancora il momento dell’unione al corpo di ballo, nuove conoscenze come Domy, Alessandra e Marika, il dover imparare i balletti e le corografie di Simonetta. E ancora, le prime prove generali, le prove a teatro, l’ansia che cominciava a salire, un po’ di nervosismo che la seguiva ma …..ma sempre quella gran voglia di dare il meglio ed arrivare fino in fondo con il motto: vada come vada, l’importante è divertirsi…ma SOPRATTUTTO alla fine ancora tutti amici.
È importante essere alleati perché anche e soprattutto le battaglie più dure non si affrontano mai da da soli, c’è chi sta in trincea e chi ti copre le spalle… perché se è vero che da soli si va più veloci è ancor più vero che INSIEME si va lontano e quindi INSTABILI… tutta Italia ci attende con il nostro “C’è un sogno che…”.
Emozioni, luoghi e persone che rimarranno per sempre nella nostra vita; ricordi che regaleranno un sorriso ed altri che faranno scendere una lacrima.
Non bisogna mai aspettare quando si può fare qualcosa…magari non è sempre la cosa giusta ma è quella che in quel momento ti fa felice.
Ci sono i bambini e i genitori speciali che sono entrati nella nostra vita e vi sono rimasti, infermieri che sono angeli sulla terra perché, oltre alla professionalità, ci hanno avvolto nel calore della solidarietà e dell’amore sincero.
Il tempo, il supporto e l’affetto che ci sono stati donati sono state le cose più preziose.
Il Nonno Verga, come lo chiama Federico, e chi vi lavora per i nostri bambini rappresentano TUTTO QUESTO e molto di più.
Questa è solo la nostra storia, una parentesi di leucemia che, però, ha sconvolto e travolto molte famiglie e vi saremo riconoscenti se vorrete aiutarci a guarire un bambino in più!

Alla scoperta degli Instabili…Francesca

Francesca, la nostra dottoressa che coordina il team Sport Therapy, ci racconta che cosa sono per lei gli Instabili e perché andare a vederli.

William, uno dei miei scienziati motori, al mio rientro dall’Australia, mi ha detto che alcuni genitori e volontari del Comitato stavano cercando partecipanti a un musical. Ho pensato che fosse una occasione pazzesca per fare qualcosa di utile per sostenere il Comitato e convincere il team Sport Therapy a mettersi in gioco. Accanto a me, Giorgia ha colto la sfida, scienziata motoria, e così, insieme, abbiamo deciso di partecipare. D’altronde quanti medici dello sport hanno mai avuto l’occasione di fare la ballerina di fila in un musical? L’occasione della vita era lì a portata di mano e mi sono buttata pensando. “Che sarà mai?”. Si va lì, si fanno 2 passetti, ci si vede una volta al mese. Indolore praticamente. E invece sono finita in pasto alla Simo, la nostra coreografa, con le altre ballerine, ed è iniziato l’incubo… Prove durissime condotte con un piglio di ferro e una voce gentilissima. Sudore e passione, in confronto l’Iron Man sarebbe stata una passeggiata! Ne siamo uscite allenate, più forti, unite e compatte, in grado di fare cose con dei nomi assurdi tipo “snap-snap, cigno destra, cigno sinistra, vomitino, etc” e “SORRIDETE!!!!”.

A credere insieme con me in questo progetto c’erano tante persone che vedo spesso qui al Centro, ma nelle prove del musical sono usciti aspetti nuovi, buffissimi e un po’ matti che mi hanno fatto apprezzare ancora di più la loro umanità.

Anche vedere il dott. Jankovic e il sig. Verga vestiti da preti è stato un momento che non avrei mai pensato potesse esistere. E invece è stato fantastico!

La mia difficoltà maggiore è stata capire quando entrare in scena e dove mettermi rispetto agli altri della troupe. Ho dovuto fare degli schemi in power point per potermi aggirare sul palco senza trovarmi nel posto sbagliato. Mi sono impegnata tanto e anche divertita… ho deciso di accettare l’imprevisto come parte dello spettacolo e di divertirmi ovunque fossi finita sul palco. E così è stato. Credo che fosse evidente a tutti quelli che sono venuti a vederci che eravamo molto solidali l’uno con l’altro perché sapevamo che potevamo sbagliare. E felici l’uno per l’altro quando la scena o il balletto andavano bene. Si sentiva l’energia che tutto il gruppo emanava: una squadra degna di un mondiale di musical!

Cosa mi ha spinto a fare tutto questo? Ancora oggi me lo chiedo. E non è ancora finita, pare andremo in tournée. Per il momento in Lombardia. Ma perché porsi limiti? Presto ci chiederanno di uscire dalla regione, magari finiremo anche in Svizzera. Sto già pensando al sonno perso, all’adrenalina dopo le prove per cui non riesco a dormire, al caldo delle prove a luglio… Crediamo tutti che sia importante dare un messaggio alle nostre bambine e ragazze, ai nostri bambini e ragazzi, alle loro famiglie. Noi ci siamo, per voi, con voi. Assieme possiamo affrontare qualsiasi cosa anche quando è nuova ed è molto difficile.

Cosa rappresentano per me gli Instabili? In una frase…Sono dei pazzi. E sono orgogliosa di farne parte. Qua i sogni diventano realtà in fretta, viviamoli intensamente.

A chi deve venire a vederci dico, perché non si perda lo spettacolo: portate boa di struzzo e paillettes, perché è l’occasione giusta per sfoggiarli. Portate i fazzoletti perché si ride a crepapelle e ci si commuove. Portate i vostri amici perché vi ringrazieranno di aver fatto loro conoscere questa bellissima realtà. C’è un sogno che…. Continua!

Alla scoperta degli Instabili…Agostino

Agostino, da volontario al palco degli Instabili. L’emozione di mettere in scena un sogno, per guarire un bambino in più.

Spesso si dice che le emozioni più belle, più intense, più ricche, siano quelle che ci giungono inaspettate, quando non sono programmate, non cercate…. beh, è la verità.

Come si diventa Instabili? e, ancor meglio, come ci si sente DA Instabili? Ecco come. Una sera come tante altre mi è arrivato un messaggio da una cara persona e amica, la nostra co-Regista Ros la quale, senza girarci troppo attorno, schietta e diretta come sempre mi dice: “Ago, abbiamo un progetto, ne vuoi far parte? Ti va se ci si vede così ne parliamo?” e io “no, non aspetto, dimmi subito” e lei: “abbiamo creato un gruppo, un gruppo teatrale, per noi, per le famiglie, per il Comitato, per i bambini, per divertire e divertirci, per unire, per camminare e costruire qualcosa di bello, un bello che possa donare”.

Praticamente è come aver chiesto a un bambino… “andiamo alla fiera dello zucchero filato colorato e dai mille gusti da scoprire e provare?” ..la risposta è stata immediata… “Sì!!”.

Una decisione arrivata senza ombre, senza dubbi, pur avendo consapevolezza di tutti gli altri impegni esistenti: la famiglia, il lavoro, il volontariato, gli impegni di routine un “sì” rafforzato, incontro dopo incontro, da TUTTI i componenti del gruppo a prescindere dal ruolo che ognuno di essi doveva sostenere; TUTTI erano lì alla pari, nel metterci il proprio cuore, impegno, tempo:… chi smettendo di lavorare a Monza tornava a casa a Lecco per poi ritornare nuovamente a Monza per le prove, chi muovendosi con i mezzi incastrando orari assurdi, chi con figli piccoli, chi con più lavori e/o con orari di lavoro impegnativi, chi pur vivendo a “Briccolandia ovest” e con un’ora di strada da dover fare, chi tra una prova e l’altra era lì in terra con i libri di scuola aperti, chi con pazienza d’oro a donare le proprie capacità professionali, chi poi persino col pancione… e davvero potrei continuare all’infinito per ognuno dei componenti.

Questo è stato il mio ingresso, con quasi tutti i componenti sconosciuti, MA un sentirmi subito tra il gruppo, alla pari nel gruppo degli Instabili, gruppo che col tempo ho anche definito come “Famiglia degli Instabili” (e col privilegio poi d’aver come componenti niente popò di meno ché il nostro caro Papà Verga e Zio Jankovic… e non è mica poco!!

Emozioni? Tantissime. Costantemente presenti con noi, personali e condivise; il timore di sbagliare, di non esser portati, di non farcela con i tempi, ma a controbilanciare il tutto arrivava l’esultanza della prova riuscita bene, del passo di ballo fatto a tempo, la gioia del supporto della squadra e del….divertimento costante che ha sempre vinto sull’ansia.

E poi la Prima, lo spettacolo, e con esso le persone, le risate, le emozioni, la gioia e il divertimento che hanno ripagato credo proprio TUTTI, al di sopra e al di sotto del palco, pubblico, personaggi, famiglie, bambini.

Cosa sono, cosa rappresentano per me gli Instabili….. c’è una foto scattata a seguito di una “burlonata” nella quale qualcuno di noi ha messo in fila indiana, una poco distante dall’altra e legate tra esse tramite le stringhe, tutte le singole scarpe dei componenti del gruppo (facendo le prove nella palestra del Comitato ed entrando con calze antiscivolo, le scarpe venivano lasciate nell’atrio). Questa foto per me rappresenta gli Instabili: dalla burla giocosa, allegra, scherzosa, divertente…e da “Instabile” appunto, al fatto che TUTTE le scarpe sono legate tra esse, in un percorso condiviso, in un cammino fatto e da fare insieme e soprattutto in un cammino fatto per costruire qualcosa di bello, un bello che possa donare.

Vi aspettiamo al prossimo spettacolo!!

Alla scoperta degli Instabili…Martina

Martina, 18 anni, una ragazza guarita sul palco; anche lei recita nello spettacolo del Comitato… che emozione!

Sono venuta a sapere dello spettacolo per caso da mamma. Un pomeriggio mi ha detto che andava al Comitato perché le era stato proposto di partecipare a un musical. Credo di aver pensato una cosa come “Oh cielo la mamma in uno spettacolo”, insomma non l’avrei mai vista su un palco a recitare, ballare e cantare. Poi mi ha proposto di andare con lei, a vedere le prove, allora, armata di libro per studiare ho accettato. Ho trascorso un paio di mesi ad andare a vedere le prove con i libri di scuola. Non ricordo precisamente quando mi è stato chiesto se mi andava di farne parte. Ci sono rimasta un po’ di sasso. Rosanna, una delle due registe, mi ha detto: Tranquilla, pensaci e fammi sapere”; questa frase mi è ronzata in testa per una settimana ma alla fine ha vinto il sì, con supporto della mamma. Non avevo niente da perdere.

Quando ho iniziato a fare le prove ormai li conoscevo già tutti, ma alla prima riunione a settembre ammetto di aver provato un po’ di timore: mi trovavo in un gruppo di persone che non conoscevo e che non avevo mai visto. Però è stato fantastico!

Non si può fare una classifica dei momenti belli trascorsi insieme, è stato bello dall’inizio alla fine. Un continuo susseguirsi di allegria, gioia e puro divertimento.

Non sono una persona molto espansiva o a cui piace stare al centro dell’attenzione, ma ci ho provato. Durante le prove mi sono spesso sentita dire ‘sciogliti’ o ‘muoviti’ ma non sempre era facile. C’erano i giorni in cui mi riusciva più o meno bene, altri in cui un tronco sarebbe stato più di presenza. Alla fine è andata, credo di essere cresciuta sotto questo punto di vista, e credo non sia andata tanto male e, soprattutto, non mi aspettavo di divertirmi così tanto!

Ho deciso di accettare per loro… il motivo sono sempre i bambini o i ragazzi in cura al Comitato. So cosa vuol dire essere su uno di quei letti e forse è stato proprio il motivo per cui mi sono messa in gioco, non so se in un altro contesto lo avrei fatto. Dare un piccolo contributo al posto a cui devo tanto mi ha dato soddisfazione, mi ha fatto sentire utile.

Se dovessi definire gli Instabili, probabilmente l direi che sono parte della mia famiglia, un gruppo di gente messa insieme per caso ma che è diventata importante nella mia vita.

Queste persone che fino a settembre del 2018 erano in gran parte sconosciute si sono unite, hanno formato un’alleanza tale da permettere la realizzazione di questo spettacolo. Giunti a questo punto non posso che augurare che tutto questo continui con la stessa gioia e tenacia che ci sono state fin da subito.

Al signor Verga la prima cosa che direi è un grande grazie, per tutto. Per aver permesso a questo gruppo di mettere in scena uno spettacolo, per averci creduto tanto, per aver dimostrato quanto ci teneva addirittura commuovendosi, per tutto quello che fa ogni giorno, per essere la fantastica persona che è, che non si è arresa nonostante tutto.

A chiunque abbia la possibilità di vederlo dico: lo faccia. Davvero ne vale la pena e non solo per lo spettacolo in sé, che è un ottimo modo per passare una serata in allegria, ma anche per quello che ci sta dietro, per il Comitato e i suoi bambini.

Alla scoperta degli Instabili…Sabrina

La Rosi del nostro musical è lei, mamma Sabrina, che con la sua carica esplosiva ha conquistato tutti!

La prima cosa che ho pensato è stato “subito!”… ecco come ho reagito appena mi hanno chiesto di partecipare allo spettacolo teatrale che si stava preparando a favore del Comitato. Inizialmente, però, volevo dare una mano dietro le quinte e ho aspettato la prima data di incontro per capire che aiuto potevo dare. La sera della prima riunione ho scoperto invece che mi era già stata data una parte e, con molta sorpresa, era anche abbastanza di rilievo. Al contrario di quello che pensavo, ho scoperto di voler accettare immediatamente e, dal momento che con me c’era mia figlia Martina che ha appoggiato l’iniziativa, non ho avuto alcun dubbio.

Del gruppo conoscevo poche persone, ma abbiamo legato subito insieme. In tutto questo mi ha preso anche una forte emozione: al solo pensiero di dovermi esibire davanti a un pubblico mi saliva l’agitazione ma sentivo che lo stavamo facendo per un progetto molto importante.

I momenti belli di quest’anno sono tanti, in particolare quelli in cui ci si spronava ad andare avanti, supportandosi a vicenda dicendo ‘ce la possiamo fare!!’ e vedere il divertimento che mia figlia Martina, che ha recitato accanto a me, dimostrava.

Ho avuto delle difficoltà quando gli incontri sono arrivati ad essere più di una volta a settimana e l’impegno si è fatto via via sempre più grande, a volte pensavo “chi me l’ha fatto fare?!”, ma ho tenuto duro e mi sono sentita veramente ripagata dopo lo spettacolo.

Il motivo principale è il Comitato, il pensiero di poter contribuire a dare qualcosa di più ai bambini in cura mi ha motivato nell’andare avanti e arrivare fino in fondo.

Qui ho avuto la possibilità di conoscere persone nuove che ora sono per me una famiglia, una grande famiglia. Dal momento in cui è stato formato questo gruppo c’è stata complicità tra tutti e, grazie a questo, noi genitori, i medici, le infermiere, le ragazze guarite e il Comitato siamo arrivati a un risultato frutto di una splendida alleanza. Mi piacerebbe continuare questo percorso anche con qualche novità per poter dare altro aiuto ai nostri bambini.

Al signor Verga mi rivolgo con tanta stima, ringraziandolo per tutto quello che ha fatto finora e che farà in futuro. Ci ha dato la possibilità di mettere in scena questo spettacolo senza alcun dubbio, nonostante non sapesse quale sarebbe stato il risultato.

Questo spettacolo ha uno scopo ben preciso, perderselo vorrebbe dire perdersi emozioni, allegria e divertimento. Quindi invito chiunque a venirci a vedere!!

Alla scoperta degli Instabili…Alessandra

ALESSANDRA, MAMMA E BALLERINA
PER “GUARIRE UN BAMBINO IN PIÙ”

Oggi conosciamo mamma Alessandra, che fa parte del corpo di ballo del musical “C’è un sogno che…”. Un’esperienza bellissima vissuta insieme con gli Instabili.

L’idea del teatro è partita da una chiacchierata con Rosanna, come me una mamma; ci siamo conosciute 5 anni fa in Day Hospital, durante la terapia di mio figlio Ivan. La proposta era di ballare all’interno del musical: all’inizio mi sembrava una proposta per quanto mi riguarda un po’ azzardata, ci ho pensato qualche giorno, non pensavo di essere in grado di affrontare un’esperienza così impegnativa, ma il cuore ha prevalso e ho accettato.

Al primo incontro ero un po’ imbarazzata, ma, guardandomi intorno, ho rivisto genitori che già conoscevo e così l’imbarazzo è svanito: da subito si è creato un bel gruppo di “burloni”, con tanta voglia di ridere e stare insieme, ma senza mai dimenticare il nostro obiettivo di mettere in scena uno spettacolo teatrale. Abbiamo lavorato sodo, sì, ma non abbiamo mai perso l’occasione di far festa e scherzare tra di noi, così si è creata un’intesa bellissima.

Non nascondo che ci sono stati momenti anche di ansia a mano a mano che si avvicinava il famoso 18 ottobre, la data della nostra prima. Ma il pensiero di fare tutto questo per il Comitato mi ha dato il coraggio e la grinta di affrontare il palco affiancata a un gruppo fantastico, perché l’unione fa la forza e gli Instabili sono la forza il cuore e il coraggio.

Da mamma dico che si deve trasformare il dolore in qualcosa di positivo e solo quando si è uniti si fanno grandi cose. Mi auguro che questa compagnia cresca sempre di più portando in giro in tutti i teatri per far conoscere la nostra realtà e il nostro nobile scopo.

Il grazie più grande va al Signor Verga, persona splendida che ha creduto in noi e sempre disponibile con noi genitori. Perché venire a vederci? Perché, pur non essendo professionisti, siamo riusciti a creare qualcosa di bello essendo un gruppo di persone determinate e motivate e noi abbiamo la grinta che ci contraddistingue, senza mai dimenticare il motivo per cui lo facciamo…

Alla scoperta degli Instabili…Fabiola

Oggi conosciamo Sophie, interpretata dalla nostra dottoressa Fabiola Dell’Acqua, che ha affrontato l’avventura di questo spettacolo portando in grembo il suo piccolo Gregorio, che ha ballato al ritmo degli Abba fin dai primi giorni della sua vita nella pancia della mamma. Niente è impossibile quando si crede in un sogno straordinario, insieme…

“C’È UN SOGNO CHE”… CE LO RACCONTA LA NOSTRA DOTTORESSA NEO-MAMMA, FABIOLA

Mi è subito sembrata un’idea meravigliosa: quella di unire genitori, medici, infermieri, ex pazienti e volontari nella costruzione di uno spettacolo. Il teatro era stata una mia grande passione prima di iniziare a lavorare a tempo pieno e quella sarebbe stata un’occasione per ricominciare un poco.

Ecco perché ho subito accettato di prender parte al progetto. Diverso è stato accettare di interpretare la parte di Sophie, una delle protagoniste…per quello sì che ci ho dovuto pensare un po’.

Conoscevo quasi tutti gli attori, ma per me la maggior parte erano genitori di piccoli pazienti o pazienti loro stessi. E io per loro ero uno dei tanti medici del Centro. Non è stato facile uscire dal ruolo di medico e passare a quello di compagni di avventura. All’inizio facevo fatica anche solo a dare del “tu”. Credo che un buon medico debba cercare di essere empatico con i ragazzi e con le famiglie, di essere vicino non solo come professionista, ma anche come compagno della strada più difficile che una famiglia possa trovarsi a dover percorrere. Ma credo anche che non si possa prescindere dalla professionalità: è sempre un delicato equilibrio tra vicinanza e necessario distacco… le domande e i dubbi sul proprio modo di comunicare e di lavorare sono all’ordine del giorno. Lì, in un momento, tutto si trovava sotto sopra e mi sono trovata a dover costruire una nuova modalità di condivisione.

Per me l’avventura degli Instabili ha coinciso con l’avventura dell’attesa e della nascita del mio piccolo Gregorio. Abbiamo iniziato il progetto quando ancora non sapevo che fosse in viaggio e poco dopo ho scoperto di essere incinta. Ogni fotografia di quei mesi per me affianca la meraviglia di vedere lo spettacolo diventare piano piano realtà e quella di vedere il pancione piano piano crescere. A pensarci ora a distanza quello è stato e sarà sempre il periodo più creativo della mia vita, sotto tutti i punti di vista.

Non nego che ci siano stati momenti difficili. Quando ho comunicato di essere incinta, dopo la felicità del momento, subito è esploso il “terrore” di come fare a sostituirmi… poi, ricordo distintamente tutti noi intorno a quel tavolo, e qualcuno che ha iniziato a dire che forse avrei potuto farlo lo stesso… e io stessa a provare a crederci. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita un po’ in crisi e mi sono chiesta chi me lo avesse fatto fare… Come ad esempio quando mi trovavo lì a far le prove fino alle undici di sera con il pancione di nove mesi o con il piccolino di un mese… Però non mi sono mai realmente pentita di essere andata avanti, quello mai…

Ho tantissimi ringraziamenti da dover fare. A Paolo che è stato il primo ad incoraggiarmi ad andare avanti, quando io gli esponevo dubbi e perplessità nel riuscire a far star insieme tutti i pezzi e che non si è mai tirato indietro nell’aiuto pratico, anche quando questo voleva dire fermarsi dopo una giornata di sala operatoria ancora in ospedale per le prove. Alle mie sorelle e alla mia mamma, che hanno coccolato Gregorio mentre io facevo le prove e che lo hanno fatto addormentare sulle note dello spettacolo. A tutti gli Instabili, che mi hanno accolta, che mi hanno aiutata ad essere parte di loro, anche se, per certi versi, nella vita ospedaliera, può sembrare che noi medici siamo “dall’altra parte della barricata”, che mi hanno regalato emozioni e divertimento e che sono riusciti a realizzare uno spettacolo veramente di valore.

E infine, a Gregorio, che fin da quando non era che un pugnetto di cellule, ha ascoltato gli Abba, ha ripetuto con me le battute, si è addormentato cullato dai balletti e ha sopportato le ultime settimane di prove continue e l’interminabile giornata dello spettacolo senza mai lamentarsi. Credo che il fatto che ora, nei suoi meravigliosi 5 mesi, sia un bambino sempre sorridente e che non vuole mai stare fermo un secondo, sia anche un po’ merito degli Instabili.

Mi ha spinto a fare tutto questo desiderio di trasformare una volta ancora l’Alleanza Terapeutica in qualcosa di concreto. Il progetto di vedere sullo stesso palcoscenico pazienti, genitori, volontari, medici ed infermieri è qualcosa di straordinariamente potente. Indica che esiste una forza che va al di là della malattia e del dolore, al di là della fatica delle giornate lavorative e delle situazioni critiche da gestire, al di là dei ruoli e delle contingenze per creare qualcosa di magico. Qualcosa che poi, attraverso la raccolta fondi, possa tornare ancora all’origine, in un cerchio virtuoso che trasforma il dolore e la fatica in felicità e speranza.

Gli instabili sono per me tutto questo… il segno che Insieme è possibile affrontare ciò che da soli sarebbe impossibile. Affrontare la malattia di un bambino come portare sul palcoscenico una compagnia di gente diversissima che nella vita fa tutt’altro.

Fin dall’inizio di questo progetto, nei momenti in macchina da sola mentre tornavo a casa la sera, mi piaceva immaginarci trasformati in una compagnia “stabile”, che portasse in giro questo spettacolo in altri teatri e che poi potesse anche pensare di crearne degli altri. Questo era uno dei motivi per cui non ho voluto mollare anche quando ho scoperto di essere incinta. Volevo continuare a far parte del gruppo originario di questo progetto.

Al signor Verga dico grazie per aver creduto nel nostro progetto, ma ancora di più per essere l’anima di un progetto ben più grande che da 40 anni sostiene bambini, famiglie, pazienti, medici, ricercatori. Vederlo commuoversi alla prova generale del nostro spettacolo è stata la prova che sarebbe stato un successo.

Perché venire a vederci? Potrei dire che è uno spettacolo magico perché nato nei locali di un Ospedale dal sogno di una mamma, sostenuto dall’entusiasmo di un padre e messo in scena da medici, infermieri, ragazzi guariti, genitori e volontari. Potrei dire che rappresenta perfettamente l’Alleanza terapeutica che sta alla base degli ideali del Comitato Maria Letizia Verga. O anche che tutti gli attori hanno messo tanto cuore nel dedicare tempo a questo progetto. Ma, da grande appassionata di teatro, voglio dire anche che, per qualità del risultato, è uno spettacolo assolutamente degno di calcare palcoscenici ben più che amatoriali.

Alla scoperta degli INSTABILI…Claudio

CLAUDIO, sul palco metto tanto di me

Continua la nostra carrellata di Instabili…oggi conosciamo Claudio, che interpreta Sam, il protagonista maschile. Come il suo personaggio, fa un lavoro artistico e il disegno è alla base delle sue “opere”; come Sam, ha avuto una vita movimentata ed è un inguaribile romantico, anche se non si direbbe!
Claudio è un illustratore professionista e un “maestro” nell’arte dei tattoo. È un volontario del Comitato: ha iniziato facendo disegnare i nostri bambini al Centro Maria Letizia Verga, poi ha inaugurato “Tatuati col Cuore”, un appuntamento in cui apre le porte del suo laboratorio per tatuare chiunque lo desideri con dei tattoo speciali, appositamente creati per il Comitato.

Ho saputo della compagnia degli Instabili durante la terza edizione di TATUATI COL CUORE…Oscar (papà, attore e runner straordinario) mi ha informato e chiesto se mi interessava essere coinvolto in questo progetto teatrale…non sapevo ancora in quale ruolo.

Dopo il primo incontro “instabile” non ho avuto alcun dubbio, volevo far parte di quel gruppo, fortemente… di quel progetto così nuovo per me ma così stimolante.

Avevo sì paura di non essere all’altezza, mi dicevo “Oh mio Dio ma io non ho mai recitato!”, e poi pensavo “Beh, mal che vada, farò il cespuglio o il vaso di fiori, l’importante è esserci!”.
Conoscevo abbastanza bene poche persone del gruppo e forse era questo che all’inizio mi intimoriva di più. Per me, che sono un po’ lupo solitario, socializzare e condividere con tante persone nuove un progetto così ambizioso non era facile ma… la voglia di mettersi alla prova, di accettare la sfida e il calore che ho provato già subito dopo la prima prova mi hanno permesso di vincere tutte le mie paure, è stato come trovarsi in una grande famiglia dove poter ridere, scherzare, confrontarsi, abbracciarsi… sì, ho imparato ad abbracciare ed è una cosa bellissima.

I momenti belli? Forse proprio quelli più difficili, come progettare le scenografie e i cambi scena, studiare un copione che sembrava infinito, ballare… “mamma mia” (è proprio il caso di dirlo), per me che sono un orso Baloo un’impresa titanica!!! Belli perché lo stare insieme e superare tutto mi dava una carica incredibile, l’unione delle nostre mille esperienze ci rendeva e ci rende davvero speciali, tutti con un unico grande obiettivo, un unico grande sogno: realizzare qualcosa di grande e speciale, per “guarire un bambino in più”, insieme.

Gli INSTABILI per me sono diventati qualcosa di irrinunciabile…qualcosa dove il NOI insieme è superare tutto. Sogni nel cassetto? Tanti, in primis continuare a stare insieme con nuovi progetti e con l’entusiasmo che ci ha sempre contraddistinto.

Al Signor Giovanni Verga direi che al prossimo spettacolo lo vogliamo protagonista! La sua forza è incredibile…

Perché venirci a vedere? Perché è il più grande spettacolo prima e dopo il Big Bang…perché si ride, ci si commuove e si balla come matti …perché può aiutarci a realizzare un sogno…perché chiunque può diventare INSTABILE con noi. Vi aspettiamo al prossimo spettacolo!

Alla scoperta degli INSTABILI…in principio Rosanna

ALLA SCOPERTA DEGLI INSTABILI…

Il 18 ottobre 2019 la neo-nata compagnia teatrale del Comitato Maria Letizia Verga, gli Instabili, ha messo in scena il musical “C’è un sogno che…”. Recitazione, canzoni, coreografie e balli: una impresa straordinaria, visto che nessuno degli attori o ballerini lo è di professione. Un’avventura incredibile, che ha legato con lo stesso filo rosso – quello del Comitato e del Centro, dell’amore e della passione per la vita – tante persone diverse, tutte unite dal desiderio di “guarire un bambino in più”: è il segreto dell’alleanza terapeutica che contraddistingue la nostra realtà. Così si sono messi insieme ragazzi guariti, genitori, medici, infermieri, volontari, staff del Comitato: da oggi vogliamo cominciare a presentarveli, uno a uno…per imparare a conoscerli e farci contagiare dal loro entusiasmo. In attesa di vederli di nuovo sul palco, nelle prossime attesissime repliche.

IN PRINCIPIO, ROSANNA…

L’idea di creare una compagnia teatrale amatoriale formata da persone che “vivono” il Comitato e il Centro Maria Letizia Verga è venuta a lei: Rosanna, una delle nostre mamme guerriere. A vederla non ci si stupisce: capelli corti, occhi vivaci e sguardo sbarazzino, lei ha l’entusiasmo e l’aspetto di una ragazza. A prima vista sembra la sorella…ma poi scopri che è la mamma di Roberta, 16 anni, in terapia al Centro. Non possiamo non cominciare da lei, per farci raccontare questa straordinaria avventura. Ma quando le è venuto in mente di mettere in scena uno spettacolo così speciale? Rosanna sorride. “È accaduto in anonimo giorno dell’estate del 2018, durante un ricovero di Roby in reparto, forse per passare il tempo, forse per dare a lei qualcosa di diverso e magari divertente a cui pensare. O, forse, semplicemente perché io avevo bisogno di qualcosa di diverso a cui aggrapparmi”. Una follia d’estate? Forse sì. O forse no. Perché Rosanna ci ha creduto. Ha condiviso l’idea con Federica, del Comitato: con la sua freschezza, allegria ed esperienza teatrale era la persona giusta. Così è stato. Decisivo l’entusiasmo di Giovanni Verga e Rosanna Lupieri, che hanno dato subito fiducia a questa impresa, offrendo il loro supporto incondizionato.

Al ritorno dalle vacanze si passa all’azione: in tutto il Centro Maria Letizia Verga compaiono le locandine per radunare il cast, poi a settembre ecco la prima riunione organizzativa. Il gruppo si dà un nome: INSTABILI (mai nome fu più azzeccato) e prende forma. Come spiega Rosanna, “La forza di questo gruppo è stata da subito la magia dello stare bene insieme, nonostante i diversi ruoli ricoperti al Centro, a partire da me e Federica che in breve tempo ci siamo ritrovate legate da un affetto più che fraterno che ci ha fatto affrontare e risolvere qualsiasi difficoltà”. Ovviamente non tutto il percorso è stato in discesa, ma è stato fantastico anche per questo: tutto è servito a rafforzare la volontà di fare e di riuscire e a formare gli Instabili. Come ammette Rosanna: “È stato bello imparare a conoscersi, vincere le difficoltà, immaginare insieme la scenografia e vederla poi realizzata, scegliere e comprare personalmente tutto quello che poteva servirci, superare i timori e gli imbarazzi, cantare tutti insieme”. Qual è il senso del progetto?L’obiettivo di raccolta fondi a favore del Comitato MLV mi ha spinto a fare tutto questo, pensare di costruire con gli altri qualcosa di unico e forse irripetibile che dimostrasse come insieme si riescono a costruire e realizzare i sogni, per dimostrare che dal male e dal dolore può paradossalmente nascere qualcosa di bello… difficile da far credere questo, bisogna viverlo…”.

Per Rosanna gli Instabili sono diventati una “famiglia” in cui credere, su cui contare, una fucina di idee e di obiettivi da raggiungere. “Noi Instabili siamo una forza insieme, la nostra alleanza spettacolare nata per gioco e senza rendercene conto è la dimostrazione di quello che può fare la volontà, con un pizzico di fortuna e leggerezza”.

Perché non ci si può perdere lo spettacolo degli Instabili? Ce lo spiega Rosanna: “A ogni potenziale nostro spettatore dico di credere in noi, di venire a vederci perché ne vale la pena, perché ogni piccolo gesto è un gesto d’amore e perché tante gocce fanno il mare; anche lui per una sera potrà sentirsi instabile e parte di quell’insieme che vuole aiutare a ‘guarire un bambino in più’…”.

“Non sempre si gioca per partecipare, ma a volte anche per vincere”

Mirko, 10 anni, il piccolo fan di Mihajlovic, racconta la sua storia.

ASCOLTA LA STORIA DI MIRKO RACCONTATA DALLA SUA VOCE

 

Ciao sono Mirko e ho 10 anni, 11 il 26 luglio. Il mio sogno più grande per il compleanno sarebbe andare a casa mia e le sto provando davvero tutte con le dottoresse del Day Hospital di Monza.
Tutto iniziò il 21 ottobre, quando andai a fare un controllo in ospedale a Parma. Quel giorno mi dissero che dovevo essere ricoverato. Dopo un pò di tempo mi dissero che ero malato, avevo la leucemia. Col tempo i medici mi hanno spiegato sempre più nel dettaglio questa malattia. Ormai ero un piccolo dottore, sapevo tutti i nomi e i dosaggi di tutte le medicine.
Dopo 9 mesi di ricovero nell’ospedale dei bambini di Parma ci dissero che le cure non bastavano e dovevo fare il trapianto e siccome a Parma non c’erano i trapiantologi dovevo farlo a Monza, al Centro Maria Letizia Verga, dove grazie alle dottoresse e alle infermiere mi sono sentito quasi come a casa. Il trapianto è andato molto bene e speriamo continui tutto così.
Qua a Monza ho conosciuto una persona molto saggia e davvero molto brava, come poche persone sono, il signor Verga, che oltretutto gioca davvero molto bene a calcetto. Come dice sempre la mia mamma “a volte il lupo non è così cattivo come sembra“, quindi auguro a tutti i bambini di giocarsi questa partita con tutte le loro forze. Perché non sempre si gioca per partecipare, ma a volte anche per vincere!

Mirko