I NOSTRI MEDICI | 12 Maggio 2015

I medici… raccontati e visti da vicino

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Giulia Sbarufatti dopo la laurea in Biotecnologie ha lavorato per un anno al Centro Trapianti e qui ci racconta la sua esperienza.


Con questo articolo vorrei riuscire a descrivere il “dietro le quinte” di coloro che lavorano tutti i giorni in prima linea al Centro Trapianti Midollo Osseo della Clinica Pediatrica FMBBM, visto con i miei curiosi e attenti occhi. Per quanto riguarda me: ho semplicemente avuto la fortuna di lavorare come assistente alla ricerca di donatori di midollo osseo all’interno di questo Centro e voglio spiegarvi perché è stata una fortuna…

Prima di cominciare, però, mi sembra utile e doveroso presentarmi: mi chiamo Giulia Sbarufatti e sono una venticinquenne neolaureata in Biotecnologie Molecolari. Come dicevo, ho lavorato per il CTMO fino allo scorso marzo, per quasi un anno.

A inizio aprile dello scorso anno, per la prima volta, ho fatto la conoscenza di due mondi fino ad allora sconosciuti: il mondo del lavoro e quello dell’ematologia pediatrica. Era il giorno del mio primo colloquio di lavoro ed avevo appuntamento proprio con la Dr.ssa Balduzzi.

Come ci si può immaginare, oltre ad un po’ di tensione per il colloquio, ho dovuto fare i conti con il forte impatto emotivo provato nell’istante in cui le porte dell’ascensore all’ottavo piano si sono spalancate. Ricordo di aver visto una piccolina di neanche 3 anni, mentre rideva e scorrazzava allegra per l’atrio, senza capelli per via della chemioterapia. Una giovane ragazza in lacrime, alla notizia datale dal suo medico, di dover affrontare ancora qualche mese di cure.

Queste due immagini sono impresse così nitidamente nei miei ricordi!

Quanto è difficile ora, a distanza di un anno, cercare di descrivere ciò che ho provato, ricostruire i pensieri e le considerazioni che mi hanno portato ad intraprendere un’esperienza lavorativa forse un po’ lontana dalla mia formazione universitaria, ma d’altro canto così intensa per il mio cuore.

Nel momento in cui ho realizzato che, seppur in minima parte, avrei potuto aiutare i medici nella loro quotidiana attività, ho deciso di cogliere al volo l’occasione che la vita mi aveva presentato. È così che quei due mondi apparentemente tanto lontani tra loro – il lavoro e l’ematologia pediatrica – sono diventati per me un’unica realtà.

Dopo la laurea, ho iniziato nel giro di qualche settimana il mio nuovo lavoro. Sono stata affiancata e seguita passo dopo passo dalla mia collega Andreina, che non si è mai risparmiata di insegnarmi con metodo e pazienza come si arriva ad individuare il miglior donatore di midollo osseo per uno dei “nostri” piccoli pazienti. L’attività lavorativa e la ricerca dei donatori è coordinata in modo capillare della Dr.ssa Balduzzi e dal Dr. Rovelli, che dirigono anche il nostro lavoro sulla base delle priorità del Day Hospital e del Reparto.

Ma non sono tanto i dettagli dell’attività lavorativa ciò su cui vorrei soffermarmi, quanto, piuttosto, i medici, visti e vissuti dal mio punto di vista. Un punto di vista diverso rispetto a quello da cui, solitamente, la maggior parte di noi è abituata ad osservarli. Spesso, infatti, chi si trova a lottare per la salute di una persona cara – genitore, amico, figlio o fratello che sia – dovendo affidarsi ai medici e alle loro decisioni, con gran fatica, è chiamato a farsi da parte, per consentir loro di prendersi cura al meglio di noi, dei nostri figli o dei nostri genitori.

Nel mio caso, invece, avendo lavorato a stretto contatto con i medici, ho avuto modo in diverse occasioni di apprezzare quanto la loro sia una professione difficile: oltre alla professionalità, alla preparazione e all’esperienza che fanno di un medico, un medico valido; ho capito quanto sia assolutamente indispensabile essere dotati di uno spirito…

Davvero, non so come descrivere quello che ho visto negli occhi e nei sorrisi dei giovani specializzandi e dei medici affermati con cui ho lavorato! MAGIA, è la prima parola che mi viene in mente! Magia vuol dire coraggio, forza, intelligenza, volontà, curiosità, discrezione, generosità, passione… e vuol dire – anche e soprattutto – amore.

Ecco cosa, secondo me, trasforma un buon medico in un ottimo medico: uno spirito magico. Ed è proprio questo spirito che ho sbirciato nei medici da me incontrati lungo questo percorso.

Spero, a questo punto, di essere riuscita a spiegare perché mi ritengo fortunata ad aver fatto questa esperienza.

Come se non bastasse, per quanto difficile sia stato dare una forma a tutti questi pensieri, sono davvero contenta per la possibilità concessa di raccontare in libertà la mia personale visione di questa realtà. È stato spontaneo per me pensare di dedicare questo spazio a persone che si donano incessantemente agli altri. Perché non basta mai esprimere ad alta voce e, ancor meglio, nero su bianco, l’ammirazione e la gratitudine nei confronti di coloro che si prodigano per gli altri.

Giulia Sbarufatti